domenica 1 dicembre 2013

La Terra è cosa nostra ?

A volte la scuola può darci lo spunto per alcune importanti riflessioni. Pubblichiamo qui di seguito un saggio breve di una studentessa ambientalista di Velletri tutto da leggere.

Durante la nostra vita abbiamo assistito, nostro malgrado, alle cosiddette catastrofi "naturali” che hanno portato a perdite di moltissime vite umane. Platone nel Timeo scrisse: < Molte cose e in molti modi sono avvenute e avverranno le perdite degli uomini, le più grandi per mezzo del fuoco e dell’acqua. > e racconta poi la metafora di Atlantide e il suo inabissarsi.
Nel mese di novembre, la Terra si è fatta sentire particolarmente, con il tifone nelle Filippine e con l’alluvione della Sardegna. Purtroppo di questi fenomeni ne avevamo già sentito parlare ed ora i cambiamenti climatici in corso li rendono particolarmente vicini, violenti e luttuosi. La notizia che mi ha sconvolto maggiormente però è stata quella del lago prosciugatosi in 24 ore, un lago che era sempre esistito e che improvvisamente è scomparso. L’uomo non sa spiegarsi questo fenomeno innaturale.
Come scrive J.W. Goethe < La natura ci afferra nel vortice della sua danza e ci trascina a se, viviamo in mezzo a lei, e le siamo stranieri, agiamo continuamente su di lei e non abbiamo su di lei nessun potere. Non conosce ne’ passato ne’ futuro, la sua eternità è il presente. >
Siamo impotenti a lei, secondo G.E. Rusconi dovremmo investire nuove energie sul nesso tra natura e comunità umana. Ma non stiamo investendo già troppo e male ? Ci ritroviamo a voler gestire la terra come una cosa di nostra proprietà, deviando il corso dei fiumi, deforestando boschi, costruendo in zone non adatte. Ma è veramente casa nostra ?
Il nostro sistema è fragile e come scrive E. Bancinelli < Con la sua inclinazione di una ventina di gradi ci da il giorno e la notte … tutto procede (quasi) regolarmente per una serie di combinazioni fortunate. La terra è la nostra dimora, infinitamente meno fragile di noi, ma pur sempre fragile e difesa soltanto dalle leggi della fisica e della improbabilità di grandi catastrofi astronomiche … La verità è che, eccetto casi particolarmente fortunati, noi non siamo ancora in grado di prevedere i terremoti ed i maremoti.>
Anche Voodckoc scrive che la speranza di prevedere i fenomeni naturali è più esile di quanto si creda. Io sono della loro stessa opinione, dovremmo difendere la terra e trovare il modo di usare le risorse che ci offre senza sfruttarla. < Infatti per agire non bisogna forse avere una buona intelligenza della situazione e, inversamente, l’azione stessa non è forse indispensabile per arrivare ad una buona comprensione dei fenomeni ? … Ma l’universo, nella sua immensità, e la nostra mente, nella sua debolezza, sono lontani dall’offrirci sempre un accordo così perfetto. Il mondo brulica di situazioni sulle quali visibilmente possiamo intervenire, ma senza sapere troppo bene come si manifesterà l’effetto del nostro intervento.> (R. Thon, “Modelli matematici della metamorfosi”).

La Terra ci ospita, non è di nostra proprietà, dobbiamo condividerla con piante, animali e con tutte le generazioni che verranno. Non possiamo privare i nostri figli delle risorse e della terra di cui abbiamo abusato. Abbiamo il dovere di difenderla e di evidenziare le sue bellezze salvaguardandole.