lunedì 27 luglio 2009

Excusatio non petita, accusatio manifesta


E’ questa la frase che circolava sabato 4 luglio tra il folto gruppo di ambientalisti presenti, come osservatori allibiti, in Piazza Cairoli alla manifestazione del cosiddetto Comitato “Falde dell’Artemisio”: un centinaio di anziani “signori” che hanno un discutibile rapporto con la verità, una stretta relazione con la menzogna, un terribile rapporto con l’italiano. Per questo ultimo motivo dubitiamo che conoscano una sola parola di latino, per cui ci permettiamo di spiegare il senso del motto: “una scusa non richiesta è una manifesta accusa”. Molti di questi individui hanno tenuto a sottolineare che loro “nemmeno un cerino hanno acceso” sul Monte Artemisio, che “non sono stati loro ad appiccare il fuoco nel bosco”. Sta di fatto che alcuni anni or sono è stato arrestato un cacciatore, nell’ambito di un’inchiesta sugli incendi condotta dal Corpo Forestale dello Stato, per detenzione illegale di armi.Sta di fatto che nel 1998 alcuni incendi furono rivendicati da coloro che erano contrari alla perimetrazione “Ravaldini”: di questa vicenda non si è saputo più niente, ma resta la responsabilità penale e morale degli autori di quell’atto criminale che ha il sapore di una ignobile ritorsione.Sta di fatto anche che si è parlato, a proposito della manifestazione, di “rivolta” contro il Parco. Mi risulta difficile pensare ad una rivolta fatta da uno sparuto gruppo di anziani che rappresentano una esigua minoranza del complesso dei cittadini. Più che di una rivolta si è trattato di una passerella di esponenti castellani del PDL, in compagnia, incredibile dictu, del sindaco di Velletri. E si è trattato di un rimescolamento della verità degno di un festival della menzogna: si è parlato di “ampliamento del Parco” quando i confini sono quelli, ormai da più di dieci anni, stabiliti da un commissario ad acta che ha avuto i pieni poteri per decidere in tal senso. Si è detto che gli ambientalisti vengono retribuiti quando ripuliscono il Parco. Avendo partecipato a una decina di raccolta di siringhe, eternit, insegne, mutande, preservativi, tazze del WC e quanto altro, non solo non abbiamo mai avuto un centesimo da chicchessia ma, come tutti i partecipanti, abbiamo impiegato tempo e denaro per svolgere questa azione di volontariato. E’ stato detto che si vuole “rubare il territorio” quando la presenza del parco aumenta il valore delle abitazioni che vi sono inserite e comunque offre un vantaggio ambientale alla comunità veliterna. E’ stato detto che non si potrà coltivare nel Parco, né andare in bicicletta, menzogne senza limite, al di là della decenza.Abbiamo parlato prima di Festival della menzogna. No! Si è trattato del Festival dell’ignoranza contro la quale combatteremo per il ristabilimento della verità e per dare a Velletri, città massacrata dalla guerra come dall’abusivismo, una dignità pari alla sua storia e al suo prestigio: Velletri non può e non deve precipitare ancora più in basso a causa di una sparuta minoranza. I suoi cittadini sono con noi, con il Parco, con tutti quelli che hanno a cuore l’ambiente e la civiltà.

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