sabato 1 dicembre 2012

La mattanza del Mattatoio


Nel programma elettorale dell’attuale giunta c’era il recupero dell’ex Mattatoio a fini pubblici: un’idea non nuova, già presente nel programma elettorale di Ciafrei, negli anni ’90. Un’ottima idea, quella di destinare un bene pubblico a fini culturali e di recuperare in modo utile un edificio storico. Ci eravamo illusi che si potesse attuare in piccolo l’operazione urbanistica realizzata a Bologna, dove l’ex macello è stato destinato a spazi per la didattica e la ricerca; certo nel capoluogo emiliano c’è stato un intervento articolato e complesso attraverso l’architettura, che riesce a stabilire senso e adeguatezza agli elementi urbani e a ristabilire una lettura storica della città. Ma siamo a Velletri e qui si pensa, secondo le notizie riportate dalla stampa locale, di demolire e ricostruire il manufatto per farne un supermercato e appartamenti.
Nel recente convegno organizzato dalla Rete dei Beni Comuni "Raffaele Marchetti" del 16 novembre abbiamo rilevato che a Velletri esistono abitazioni sufficienti per 80.000 abitanti a fronte di una popolazione di poco più di 50.000: questa nostra affermazione, supportata da interventi di tecnici del settore, non è stata confutata da nessuno, in nessuna sede. Eppure dalle notizie riportate dai settimanali locali sembra che si voglia continuare a costruire abitazioni in ogni lembo di terreno rimasto libero e, addirittura creando nuove superfici con l’operazione di tombamento della ferrovia. L’area Amore, dove dovrebbe sorgere una piccola Corviale, persino 1660 metri quadri di terreno della Cantina sperimentale dovrebbero ospitare edifici con cubature enormi, per non parlare di altre lottizzazioni.
L’uso del condizionale è obbligatorio, ma, in attesa di avere le documentazioni necessarie per fare un’analisi approfondita e puntuale del futuro assalto al territorio ci chiediamo: a chi serve altro cemento, data la più che sufficiente offerta delle abitazioni esistenti? Forse a mettere in sicurezza denaro? E’ possibile andare avanti senza una visione globale di insieme, muovendosi all’interno della logica del bene comune, delle esigenze reali della popolazione e non della salvaguardia dell’interesse di pochi? Torneremo sull’argomento nella convinzione che è possibile ancora fermare “le mani sulla città”.

La Spinosa
28 novembre 2012

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