Continua l’assalto alla città a suon di accordi di programma, vendite di terreni comunali ed edificazioni abusive. Il Bene Comune rimane per alcuni solo un mero slogan elettorale ed i cittadini pagano lo scotto infinito di amministrazioni scellerate che dilapidano prima e svendono poi un territorio ormai al collasso che ha ormai solo un vago ricordo delle sue millenarie Tradizioni culturali e agricole.
La Rete dei Beni Comuni Raffaele Marchetti sta cercando di opporsi in ogni modo a questo sfacelo e lo scorso 16 novembre grazie all’incontro pubblico “Quale Territorio” molti argomenti sono stati affrontati ed è lampante che le giustificazioni addotte dai cementifica tori “loro malgrado”, sono soltanto scuse. C’è un altro modo di gestire il Territorio e di certo un PRG disegnato a macchia di leopardo evidenzia più che una sana politica, un modo malamente celato di quietanzare cambiali elettorali.
Nell’incontro citato abbiamo avuto la partecipazione di due noti professionisti del settore: l’Ing. Paolo Berdini e l’Arch. Fabrizio Pistolesi. Di quest’ultimo vogliamo riportare qui di seguito alcuni punti sostanziali della lettera che lo stesso ha inviato all’amministrazione comunale di Velletri in merito all’area ex Co.Pro.Vi. ed al progetto in essere.
· “Alcuni numeri per capire: in essa (la Variante al P.R.G. n.d.r.) si presumeva una popolazione di 74.349 abitanti totali al 2010, a fronte dei poco più di 53.000 residenti attuali. Venne calcolata una capacità residenziale all’interno dei nuclei abusivi di 12.273 abitanti e tale dato fu usato nel dimensionamento del piano. In realtà l’abusivismo era ed è ben più rilevante. Con riferimento alla base cartografica del 2001 vennero perimetrati 251 nuclei abusivi, di cui poi soltanto 123 inseriti nella Variante, e rilevati 7.319.765 metri cubi per la destinazione residenziale pari a circa 73.198 abitanti in essi insediabili. Il fatto poi che Velletri venga citata nei recenti libri e articoli, sulla stampa nazionale, come esempio negativo per la presenza di circa 4.000 immobili fantasma, nascosti al catasto e al fisco, fa capire che il problema, non solo è sottostimato, ma è ancora in atto e lungi dall’essere risolto.”
· “A fronte di un patrimonio edilizio esistente così esuberante rispetto alle reali necessità e di un altrettanto ragguardevole ampliamento di cubatura già previsto nella Variante e solo in minima parte realizzato, perché in un’area così delicata come quella dell’ex Co.Pro.Vi., dove già i manufatti esistenti possono essere quasi raddoppiati, grazie alla generosa concessione della Variante, si ritiene oggi strategico ed utile alla collettività l’elargizione di ulteriori 10.605 metri cubi ?”
· “ … il tombamento del tracciato ferroviario …. permette al privato il reperimento degli standard urbanistici altrimenti problematico in un’area di soli mq. 18.724?”
Questi alcuni dati ed alcuni interrogativi ai quali l’amministrazione comunale non ha mai dato risposta. Nel frattempo si continua a costruire, anche al di fuori della legge.
Rete Beni Comuni Raffaele Marchetti
Qui di seguito il documento integrale dell'arch. Fabrizio Pistolesi
Urbanistica
partecipata, ossimoro veliterno.
Sto seguendo con attenzione il dibattito sull’accordo di programma
riguardante l’area dell’ex CoProVi ed in particolare le affermazioni
dell’assessore all’urbanistica Orlando Pocci e della sua entusiastica aspettativa
per la riqualificazione dell’area e per il miglioramento del traffico,
particolarmente caotico in quella zona. L’assessore, che ritengo persona
corretta e in buona fede, ha in varie sedi segnalato: “il rispetto del Piano
regolatore generale e l’uso di strumenti in deroga alla pianificazione
generale, con coinvolgimento pubblico- privato ai quali molti Comuni, tra cui
Roma, fanno ricorso spesso per portare benefici per la città e i cittadini”.
Capisco che l’argomento non sia di facile comprensione per i non
addetti ai lavori, e quindi mi permetto di fare alcune semplici considerazioni
sia rispetto al metodo che al merito.
Inizio dal merito:
Come si può affermare che uno strumento nato per andare in deroga
ai piani urbanistici possa rispettare il P.R.G.? L’articolo cita correttamente
la cubatura realizzabile con l’accordo di programma in 55.718 metri cubi
di cui 29.050 commerciali e 26.668 residenziali. La vigente Variante Generale
al P.R.G. attribuisce, a detta area una cubatura realizzabile già eccessiva di
mc. 44.573 in
sostituzione degli esistenti mc. 27.073, su una superficie di appena 18.724 metri quadrati .
E’ vero che altri comuni, tra cui quello di Roma, fanno ricorso a
volte -fortunatamente non così spesso- all’uso di programmi complessi, nel quale
ambito ricadono gli accordi di programma, ma tale impiego viene limitato
esclusivamente a condizioni di particolare interesse pubblico e sempre con
riferimento a un quadro d'insieme di opere, contenute in un documento
programmatico che disegna e individua le tappe di sviluppo futuro della città:
un Piano Strategico, senza il quale necessariamente viene a perdersi il
controllo nell’azione di governo del territorio.
L’assessore, nel suo intervento nel Consiglio Comunale del 24
aprile scorso - che ho potuto vedere in streaming, senza filtri o opinioni di
parte, grazie al servizio messo a disposizione dal gruppo veliterno degli
“Amici di Beppe Grillo” sul loro sito internet- ha fatto riferimento alla
Delibera di Consiglio Comunale che stabilisce le linee e i criteri per
l’attuazione dei Programmi Complessi nel Comune di Velletri ai quali l’accordo
si conforma.
Non ha detto invece che tale delibera risalga ormai al 26 marzo
2003 e venne concepita su input dell’assessore Favale, con presupposti
totalmente differenti dagli attuali. In quel momento era vigente il P.R.G. del
1976 e risultava adottata la Variante Generale al P.R.G. che venne poi
approvata nell’anno 2006.
In quel regime, qualsiasi progetto doveva rispettare la
condizione più restrittiva tra i due strumenti urbanistici, presupposto che
rendeva allora irrealizzabile la quasi totalità delle opere, dando
ragionevolezza all’atto. Ciononostante quella delibera venne contrastata in
modo vivace, fino al voto contrario in Consiglio da parte di Costanzi, Cugini,
Ciafrei, Leoni, Pocci, Rossi, Felici e Guglielmi, molti dei quali ora, non solo
la ritengono congrua, ma la utilizzano per i propri obiettivi, trascurandone
però i presupposti che prevedevano di: “ avviare un insieme organico,
coordinato e concreto di interventi, ... non più a pioggia o in forme
discontinue, bensì coinvolgendo la capacità di investimento dei privati in
assoluta trasparenza, anche attraverso strumenti di evidenza pubblica e a mezzo
di specifici bandi” (estratto della delibera).
Da poco tempo la Variante al P.R.G. ha compiutamente sviluppato il
suo iter, con l’approvazione definitiva delle tavole, stabilendo dove debbano
essere realizzate le nuove cubature, con quale destinazione e in quale misura.
Qualsiasi stravolgimento di equilibri già precari, porterebbe ad annullare la
funzionalità del piano, atteso che, come ammesso dall’assessore Pocci,
parecchie delle cubature previste non hanno avuto finora realizzazione per le
colpevoli lungaggini dell’amministrazione nell’approvazione di piani di dettaglio,
come ad esempio il Piano del Commercio. Equilibri precari perché la
Variante di P.R.G., progettata da tecnici estranei al territorio e incaricati
con la logica della spartizione politica, è stata artatamente sovradimensionata
con previsioni di incremento demografico dimostratamente errate.
Alcuni numeri per capire: in essa si presumeva una popolazione di 74.349
abitanti totali al 2010, a fronte dei poco più di 53.000
residenti attuali. Venne calcolata una capacità residenziale all’interno dei
nuclei abusivi di 12.273 abitanti e tale dato fu usato nel
dimensionamento del piano. In realtà l’abusivismo era, ed è, ben più rilevante.
Con riferimento alla base cartografica del 2001 vennero perimetrati 251 nuclei
abusivi, di cui poi soltanto 123 inseriti nella Variante, e rilevati 7.319.765 metri cubi
per la sola destinazione residenziale pari a circa 73.198 abitanti in essi
insediabili. Il fatto poi che Velletri venga citata nei recenti libri e
articoli, sulla stampa nazionale, come esempio negativo per la presenza di
circa 4.000 immobili fantasma, nascosti al catasto e al fisco, fa capire che il
problema, non solo è stato sottostimato, ma è ancora in atto e lungi
dall’essere risolto.
Viene quindi da chiedersi:
• a fronte di un patrimonio edilizio
esistente così esuberante rispetto alle reali necessità e di un altrettanto
ragguardevole ampliamento di cubatura già previsto nella Variante e solo in
minima parte realizzato, perché in un’area così delicata come quella dell’ex
Co.Pro.Vi , dove già i manufatti esistenti possono essere quasi raddoppiati,
grazie alla generosa concessione della Variante, si ritiene oggi strategico e
utile alla collettività l’elargizione di ulteriori 10.605 metri cubi ?
Nessuno ha pensato, né allora né ora, che in quell’area così vicina a scuole di
ogni ordine e grado, dirimpetto alla caserma Salvo D’Acquisto, fiore
all’occhiello della nostra città, così problematica per il traffico nelle ore
di punta, invece dell’ennesimo supermercato, centro commerciale e la bellezza
di 120 nuovi appartamenti, potesse invece trovare luogo un auditorium, un
centro culturale e associativo di cui la città è priva da sempre?
• La politica miope del “palazzinaro” che
con gli oneri concessori rimpingua le casse del Comune, se perpetrata non
provocherà, come purtroppo sta già avvenendo in realtà urbane a noi vicine, il
graduale abbandono degli immobili già esistenti nel centro storico e fuori,
visto che costruire il nuovo costa molto meno che ristrutturare, con ulteriore
spreco di suolo e perdita di qualità, sicurezza e valore del patrimonio
edilizio esistente?
• E ancora, l’opera di bonifica con il
tombamento del tracciato ferroviario antistante il campo sportivo, che dovrebbe
riguardare le ferrovie dello stato, è così strategica e indispensabile per lo
sviluppo futuro di quel brano di città, tanto da imporre qualsiasi sacrificio,
oppure permette al privato il reperimento degli standard urbanistici altrimenti
problematico in un’area di soli mq. 18.724?
Tutto ciò non è dato sapere, perché alla nostra politica non
interessa ispezionare gli scenari possibili del territorio, lavorare in
sinergia e ragionarne con i cittadini, i professionisti, le associazioni e le
imprese sui futuri probabili e sui futuri auspicabili. Preferisce decidere
autonomamente, in nome di una rappresentanza fittizia, senza neanche attendere
i risultati delle sue commissioni consiliari, sperando poi nell’indifferenza.
Riguardo al metodo
Il rapporto tra urbanistica e politica vede quasi sempre piegarsi
la prima ai bisogni e alle volontà della seconda non riuscendo in maniera
corretta a programmare il futuro della città e della comunità che in essa vive.
In questo intreccio dove viene relegata la democrazia? L’urbanistica
partecipata di cui tanto ci si è riempita la bocca anche a Velletri, nell’ultima
campagna elettorale, è qualcosa di realizzabile soltanto in alcune “isole
felici” in cui amministrazioni illuminate riescono a capire e interpretare i
fabbisogni reali di sviluppo della città in maniera condivisa, compatibile e
sostenibile?
La comunità dovrebbe di diritto essere coinvolta nelle azioni che
regolano e amministrano le trasformazioni fisiche e funzionali del territorio
in cui vive. Programmare lo sviluppo della città con l’urbanistica significa
programmare il futuro della comunità, con scelte quasi sempre definitive, che
condizioneranno, nel bene o nel male la qualità della vita delle generazioni
future.
La partecipazione è quindi il presupposto
della democrazia nei processi urbanistici.
Viene da chiedersi perché, dati alla mano, non si attiva anche da
parte dei media una consultazione pubblica per capire se questo è il “modus
operandi” che i cittadini chiedono alla politica che dice di rappresentarli.
Non sarebbe prioritario, prima di imbarcarsi in scelte così importanti e
irreversibili, discutere di un progetto complessivo di riqualificazione di una
città che ormai è quasi invivibile per il traffico, la mancanza congenita di
servizi, l’assoluta assenza di offerta culturale e attrazione turistica? Non
dovremmo in maniera preminente puntare sui pochi “gioielli di famiglia” finora
salvaguardati dalla speculazione, come l’area dell’ex mattatoio, i conventi di
San Francesco e del Carmine,l’area a parcheggio sotto l’ospedale, l’ex carcere
e forse, perché no, le aree artigianali dismesse per stimolare un effettivo,
graduale recupero del centro storico e della periferia?
Mi accorgo di aver impropriamente citato le aree artigianali in un
comune in cui, l’artigiano per dare ricovero alla propria attività deve
ricorrere o all’abusivismo, o al patto delle colline romane, oppure trasferire
la propria attività a Cisterna, a Genzano o a Pavona, come già hanno fatto
molti, nell’indifferenza congenita della politica.
Silvano Bassetti, architetto e assessore all’urbanistica di
Bolzano, in un suo articolo del 2004 “L’urbanistica partecipata: ossimoro o
tautologia?” scriveva: “la partecipazione è un esercizio complesso di
democrazia reale. Non ce la regala nessuno e non è un optional. Va costruita
pazientemente sulla conoscenza, sulla responsabilità, sulla distinzione dei
ruoli, sulla trasparenza. Per quanto mi riguarda l’urbanistica partecipata è
una fatica su cui mi sento di rinnovare il mio impegno”.
Ma Bolzano è dall’altra parte dell’Italia rispetto a Velletri.
Fabrizio Pistolesi
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